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FOTORACCONTO MAURITANIA GENNAIO 2025

(per vedere le didascalie, clicca sulle immagini delle slideshow)
I

L'arrivo a Nouakchott è previsto alle 1:45 di notte. Da appena due settimane il governo mauritano ha deciso che è obbligatorio il visto elettronico. Bello, penso, una semplificazione: invece la nuova procedura rallenta immensamente, fra controlli e attese, i tempi di attesa al punto che usciamo dall'aeroporto verso le 3:30.

Pertanto la mattina seguente ce la prendiamo con un po' più di calma e, dopo colazione, usciamo verso le 10:00. Prima tappa è lo strepitoso mercato dei cammelli che si tiene in periferia in un grande spiazzo polveroso che accoglie circa tremila animali e qualche centinaio di commercianti e addetti ai lavori. Il caos impera tra animali che bramiscono, addetti indaffarati che spingono i dromedari e altri che li caricano a forza sui pick up degli acquirenti, che il più delle volte acquistano gli animali per costituire la dote di un matrimonio: di solito ne servono uno o due, tre per i più facoltosi. Un generatore seriale di situazioni fotogeniche.

In seguito ci richiamo nel cosiddetto mercato delle donne divorziate. Il Mauritania il divorzio non è considerato un disastro sociale come in molti paesi islamici, ma non solo. Molte donne hanno alle spalle cinque e più divorzi, addirittura anche una ventina. Questo perché molto spesso i matrimoni, soprattutto i primi, sono organizzati dalle famiglie. Si usa dire che non si sceglie chi si sposa ma si può scegliere da chi divorziare. Una volta divorziate le donne acquisiscono una libertà che prima non avevano, spesso cominciano vendendo le cose di casa e poi diventano commercianti, e agli occhi di chi cerca moglie sono considerate più interessanti delle spose alle prime armi perché più esperte.

Nel pomeriggio vorremmo visitare il Museo Nazionale ma inaspettatamente lo troviamo chiuso. Poco male, ci dedichiamo quindi al mercato capitale dove si vendono cibo e abbigliamento, tutto molto colorato. Ultima visita giornaliera alla grande moschea, di recente costruzione con i soldi arabi ma non particolarmente bella.

II

Inizia il lungo trasferimento verso est. Facciamo tappa per pranzo ad Akjoujt presso un "ristorantino" tipico, con tanto di pecora scuoiata appesa in cucina, situazione allietata da una bimba curiosa che si lascia fotografare. Finita la pausa, comincia lo sterrato che ci porterà nel cuore del deserto. Prima di giungervi facciamo sosta presso un piccolo villaggio dove troviamo il primo di tanti "negozietti" di souvenir, immancabilmente gestito da donne che quasi sempre si coprono il volto quando vedono spuntare una macchina fotografica, anche se l'incontro è sempre amichevole. Proseguiamo e cominciano a vedersi il lontananza le dune, a cui ci avviciniamo lentamente fino a quando giungiamo in un punto in cui alle classiche dune di colore arancio se ne alternano altre di colore bianco, un fenomeno che non ho mai visto altrove, e sì che di deserti ne ho visti più d'uno.

 

Procediamo oltre e giungano ad Azoueigua, dove le enormi dune sembrano sorgere all'improvviso dal piatto territorio circostante: pareti di sabbia poco meno che verticali che si innalzano di 85 metri circa (più all'interno, le dune possono raggiungere anche i 300 metri di altezza). Saliamo in cima alle montagne di sabbia e proviamo a catturare con la macchina fotografica la magia di questo posto, mi sono pure portato il cavalletto appositamente e cerco di sfruttare la luce radente che lambisce le sinuose curve del deserto ma è un tipo di fotografia molto ragionata che non sempre mi riesce, a voi il giudizio. Rimango più degli altri sulle dune e rientro quando ormai è quasi completamente buio e nel cielo cominciano a comparire migliaia di stelle, rese un po' meno visibili solo dal chiarore emesso di un falò. Cena in un accampamento già organizzato: la volta precedente le tende le montammo noi e la cena fu al sacco, adesso le tende sono già predisposte, così come la cena servita in una tenda apposita. Si notano i progressi legati all'aumentato turismo.

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Al mattino presto la vista non è meno grandiosa di quella della sera precedente ma bisogna muoversi perché il programma della giornata prevede più cose da vedere. In realtà non c'è bisogno di un sito specifico da ammirare, basta anche solo fermarsi presso un villaggio o una scuola per essere avvicinati da bambini curiosi, studenti eccitati, mamme premurose o anziani divertiti dal nostro passaggio.

Il luogo successivo è lo spettacolare passo di Tifoujar, per attraversare il quale ci fiondiamo con le jeep in una discesa a occhio croce col 50% di pendenza, in realtà un'operazione più divertente che pericolosa. Da questo passo entriamo nella Valle Bianca dove si alternano sabbia e imponenti rocce dal chiaro sapore western. Ne usciamo infilandoci in un bel canyon formato da un lato da un alto e frastagliato costone roccioso e dall'altra dune di sabbia.

Raggiungiamo la fresca oasi di Terjit dove ci godiamo il pranzo sotto l'ombra di un albero: è gennaio ma la temperatura non credo sia di molto inferiore ai 30°. Anche per questo addentrarsi tra la fitta vegetazione dell'oasi è un vero refrigerio, dove l'acqua sgocciola direttamente dalla roccia, in maniera apparentemente inspiegabile.

Proseguiamo oltre e mentre siamo scesi per immortalare l'ennesimo paesaggio in stile Monument Valley, vediamo passare un raro ciclista solitario. Gli diamo la voce, risponde che è italiano, noi pure e quindi si ferma per 2 chiacchiere, anche se esordisce con un "è un po' che non parlo in italiano". È giunto in Mauritania a metà novembre, da allora gira per le strade del paese (per lo più controvento!) e non ha idea né fino a quando starà in giro, né dove andrà in seguito, forse Senegal o in Gambia. Buon strada ragazzo.

Nel tardo pomeriggio giungiamo ad Atar, la capitale della regione dell'Adrar, dove c'è un gustoso mercato, più piccolo di quello di Nouakchott ma più vivace, la gente è tutta in strada e non chiusa tra le mura di un negozio, ci sono tanti carretti trainati da asinelli e venditori di baguette, regolarmente trasportate ed esibite su delle carriole. La lunga giornata termina presso un albergo dove, dopo cena, si tiene una piccola serata di musica e danze tradizionali, in cui qualcuno si lascia coinvolgere.

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Partiamo da Atar in direzione di Chinguetti e, dopo aver scollinato il passo Ebnou dalle imponenti pareti rocciose, facciamo sosta al passo di Amagjar dove ci sono delle pitture rupestri non indimenticabili ma una veduta mozzafiato sulla valle sottostante e ci si può inerpicare tra gigantesche rocce nere che paiono poggiate su sabbia gialla, fino a giungere in cima dove si stagliano strane forme rocciose. Una di queste, che alla sua base ha 25 incisioni (ognuna a rappresentare un diverso clan), è quella da cui il leader parlava, in pratica una specie di antichissimo parlamento (secondo la guida risalente a circa 7000 anni fa). A un paio di km c'è il più noto sito di Agrour, le cui pitture rupestri collocate su una piccola collina con grotte protette da dei cancelli, sono più ricche ma lo scenario meno maestoso.

In seguito giungiamo a Chinguetti, non solo una storica città carovaniera sito UNESCO ma anche la settima città più sacra per l'Islam. La lunga storia della città risale almeno all'anno 777. Da sempre un centro di commerci e cultura, annoverava una 30ina di biblioteche contenenti vecchissimi e preziosi libri, ora ne sono rimaste una dozzina che contengono in totale circa 3.000 volumi. La città è letteralmente circondata dal deserto che continua a insinuarsi nelle sue strette strade racchiuse tra alte pareti di muri a secco, rendendola allo stesso tempo in declino e incredibilmente affascinante.

Visitiamo una famiglia nel villaggio di Entkemkemt in cui la donna di casa ci mostra come prepara il couscous e poi l'accampamento di una famiglia di nomadi, con un simpatico e arzillo vecchietto che si diverte a mettersi in posa, dapprima su un asinello e poi sfoggiando un binocolo più vecchio di lui.

Chiudiamo la giornata fotografando un gruppo di dromedari sulle dune nei pressi di Chinguetti. Poi, siccome le nuvole fanno presagire un tramonto non particolarmente fotogenico, trascorriamo l'ultima mezz'ora di luce nel centro di Chinguetti, dove la gente è ancora tutta in strada.
 

V

Stiamo per lasciare Chinguetti e, pur avendo visitato la biblioteca privata più famosa della città raccontataci dal suo gestore affabulatore, di libri antichi non ne abbiamo ancora visti, solo delle scansioni degli stessi. Su spinta di Vincenzo, chiediamo alla nostra guida se c'è un modo per colmare questa lacuna e, procuratoci il numero di telefono, la mattina seguente (cioè oggi) ci siamo presentati presso un'altra biblioteca che invece ci mostra gli originali più antichi in suo possesso, tra cui un prezioso corano del XII sec. Soddisfatti partiamo in direzione di Ouadane, la città più remota della Mauritania settentrionale.

La prima pausa è presso un bel minareto in stile architettonico tradizionale ma realizzato di recente. Poi comincia un lungo ma spettacolare tratto di guida nel deserto, in cui le dune si alternano alla roccia, le zone con arbusti o alberelli a quelle senza la minima traccia di vita vegetale. A un certo punto vediamo due motociclisti fermi e la nostra guida, in ossequio al principio che nel deserto si aiuta qualsiasi viandante che ne abbia bisogno, fa fermare le nostre jeep per andare a chiedere info ai due centauri. Sono due francesi che sono partiti dalla Spagna e hanno intenzione di giungere a Dakar da cui rispediranno le moto in Francia via mare. Un'avventura sicuramente affascinante ma non proprio riposante, come uno dei due piloti lascia chiaramente trapelare. Buona strada anche a voi, a quanto pare la Mauritania ispira queste grandi traversate.

Proseguendo giungiamo nell'oasi di Tanouchert, caratterizzata dalle palme a ridosso delle dune, dove una famiglia locale ci accoglie sotto la propri tenda per l'ormai canonico tè zuccherato.

Raggiungiamo infine Ouadane, altra storica città carovaniera e sito UNESCO, la cui caratteristica è quella di aver una parte nuova abitata e la città vecchia disabitata, ormai ridotta in condizioni di rovina ma anche per questo ricca di fascino, con le sue strette strade e i tanti saliscendi. Diversamente dal solito, qua le ragazze non solo si lasciano fotografare, anzi insistono pure per essere fotografate più volte. Poi capiamo perché: sono un po' su di giri perché stanno andando a un matrimonio. Entriamo anche noi nella casa in cui si tengono i festeggiamenti, ci sono molte decine di donne e bambini ma nessun adulto. La sposa ci invita a restare suoi ospiti ma dobbiamo andare perché dobbiamo vederci con delle donne locali che ci mostrano come si applica l'henné: una di loro, prelevata direttamente alla festa, ha mani e piedi riccamente decorati.

Poi cerchiamo di giungere in tempo su una collina fuori città per immortalare Ouadane illuminata al tramonto ma non abbiamo tenuto conto che il sole, che normalmente dovrebbe coricarsi sulle 19:00, per via della suddetta collina scompare all'orizzonte quasi mezz'ora prima. Non ci resta che goderci il tramonto in sé.