VALLEY OF GODS
Una specie di Monument Valley in miniatura ma più selvaggia, e non solo per via della pista sterrata di 17 miglia (FR242) un po' scalcagnata che si percorre per attraversarla. Anche questa offre paesaggi western di rocce in arenaria scolpite dagli agenti atmosferici. A pochi chilometri si trova Mexican Hat, una roccia a forma di sombrero. Sempre nei dintorni si trova il Goosenecks (collo d'oca) State Park, con una strepitosa vista su alcune anse a 180° del fiume San Juan.
MONUMENT VALLEY
Tappa imperdibile di qualsiasi viaggio nell'Ovest americano, non fosse altro per appartenere all'immaginario collettivo di tutti noi che abbiamo visto fin da piccoli film western.Posizionato sul confine tra Utah e Arizona, è costellata di gigantesche rocce monolitiche che in lontananza paiono pachidermi disordinatamente al pascolo. Anch'esse residue del Colorado Plateau, hanno tutte rocce di un colore rosso che al tramonto assumono tinte infuocate. Le più grandi sono alte 300 metri.Diversi i punti di interesse:
- dal visitors center si possono ammirare i monoliti più famosi: il West Mitten, l'East Mitten e il Merrick Butte, che avrete visto in centinaia di fotografie;
- proseguendo ci si imbatte nell'Elephant Butte e nel Camel Butte;
- sul lato destro della pista una propaggine del Mitchell Mesa viene denominata le Tre Sorelle;
- si giunge ad uno spiazzo denominato John Ford's View Point, sul quale è un classico fare lo foto con il Merrick Butte alle spalle;
- si prosegue facendo un giro in senso antiorario passando nei pressi di rocce meno impressionanti fintanto che, rientrando verso il John Ford's View Point si passa di fronte al Pollice e alla Finestra;
- poiché col tramonto bisogno uscire, di norma si fanno le ultime foto alle tre rocce vicino al visitors center;
- se volete fare del controluce, dalla stessa posizione, basta girarsi, si presta magnificamente il profilo del Mitchell Butte, a fianco della strada asfaltata che porta al visitors center.
Il pernottamento nei pressi può essere critico, visto che vi sono pochi posti disponibili. Molti che arrivano in zona la prima cosa che fanno è andare a Kayenta per bloccare la stanza e poi tornano a visitare il parco. Difronte al parco abbiamo anche visto alcune capanne tradizionali Navajo di forma circolare e con i muri di fango come la seguente che però le signore hanno giudicato troppo basiche.
ANTELOPE CANYON
Un'altra gemma imperdibile, che spesso ottiene le copertine delle riviste di viaggio per le magnifiche fotografie che vi si possono scattare. Si tratta di uno slot canyon, canyon strettissimo ma profondo e corto causato da irregolari e improvvise inondazioni originate da acquazzoni avvenuti anche a distanza di miglia, una caratteristica che rende tali canyon piuttosto pericolosi: l'ultima inondazione del 30 ottobre 2006 è durata 36 ore e ne ha consigliato la chiusura per 5 mesi. L'Antelope Canyon vero e proprio si divide in Upper and Lower, noi abbiamo visitato l'Upper, quello più visto e di più facile accesso (al Lower si accede da una scala che scende dall'alto, installata dopo che nel 1997 un'improvvisa fiumana, originata da un temporale occorso ad una dozzina di km di distanza, fece 11 vittime che non avevano vie d'uscita).Ci si arriva dopo aver pagato il biglietto e poi il trasporto ai Navajo proprietari del sito (25 dollari in totale) che avviene su jeep abbastanza scassate che percorrono a tutta velocità una pista non lunga ma assai dissestata. Il posto è magnifico e le lisce e sinuose pareti color pastello si prestano magnificamente per fotografie astratte, anche se in condizioni di così poca luce è d'obbligo un cavalletto o, alla meno peggio, appoggiarsi alle pareti. L'Upper Antelope Canyon è lungo circa 200 metri, lo si attraversa tutto in una ventina di minuti e il letto sabbioso, che all'entrata è largo alcuni metri, nella parte finale si stringe anche a meno di un metro di larghezza. Il sole riesce a filtrare e raggiungere il letto solo nel periodo tra il 15 marzo e il 7 ottobre, un paio di settimane troppo presto per noi.
HORSESHOE BEND
La Curva a Ferro di Cavallo è la traduzione del nome di questo view point che regala un'altra meravigliosa vista su un'ansa del fiume Colorado che ormai si appresta ad entrare nel Grand Canyon. Poco prima dello Horseshoe Bend, uscendo da Page in direzione sud, avevamo attraversato la Diga Glen, dalla quale è possibile ammirare il leggero ponte sul Colorado e alcune propaggini del Lago Powell.
GRAND CANYON NATIONAL PARK
Lungo 446 km, largo da un minimo di 500 metri ad un massimo di 27 km e profondo nel punto massimo 1600 metri è un vero gigante della natura. Anche se è ben lungi dall'essere il canyon più profondo del mondo è molto probabilmente il più spettacolare. Benchè vi siano ancora dei dubbi sull'esatto svolgersi degli eventi che hanno portato alla formazione di una gola così profonda da parte di un fiume non così impetuoso, non vi è dubbio che il Colorado abbia impiegato un paio di milioni di anni per tracciare questo spettacolare solco nel Colorado Plateau.Ovviamente venire da queste parti e non vedere il Grand Canyon è semplicemente assurdo, però devo dire che dei parchi più pubblicizzati è quello che meno mi ha impressionato: semplicemente è troppo vasto per goderselo dal bordo dal quale finisce per apparire piatto e anche scendendo, poichè si rimane comunque intrappolati in una valle, la vista è sempre parziale.E' possibile fare trekking ma, a meno di non essere ben allenati, non si riesce ad arrivare all'acqua del Colorado e risalire in giornata, visto che il dislivello in altezza è ampiamente superiore al chilometro. In tal caso è estremamente consigliato partire avendo già prenotato da dormire a fondo valle, visto che i posti dove alloggiare sono pochi e finiscono presto.Vi sono diversi sentieri che scendono lungo il Grand Canyon, la maggior parte dei quali partono dal South Rim che è quello dove siamo passati anche noi, molto più frequentato del decisamente remoto North Rim. I due più famosi sono:- il Bright Angel, 13 km piuttosto ripidi ma chi non vuole giungere al fiume può deviare per il Plateau Point dove c'è una bel panorama sul Colorado e tornare in vetta in giornata (come abbiamo fatto noi);- il più impegnativo North Kaibab di 22,5 km.Vi sono anche dei cosiddetti primitive trails ma chi vuole usufruirne deve essere un trekker esperto visto che è molto raro incontrare altri escursionisti, a differenza dei due sentieri sopracitati. È possibile scendere a dorso di mulo (che però, se non ho capito male, giungono al massimo al Plateau Point). Un altro modo per vedere il Canyon è l'attraversamento in aereo o elicottero ma da quando si sono verificati degli incidenti mortali causati dalle correnti d'aria ora è possibile sorvolarlo ma non addentrarcisi.
VALLE DELLA MORTE
Altro sito imperdibile anche se, essendo fuori dal Grand Circle, è piuttosto scomodo da raggiungere sia provenendo da Las Vegas che dalla California, stato di cui fa parte ma del quale rimane in un angolo remoto, tagliata fuori com'è dal resto dello stato dal massiccio della Sierra Nevada californiana. È considerata la zona più arida e calda del mondo: ha una precipitazione media di 4/5 cm all'anno e a luglio 2005 vi è stata rilevata la temperatura più alta della terra: 54°.Lunga 225 km e larga anche 40 km, offre davvero tanta roba da vedere, solo che a differenza di come abbiamo fatto noi, non fidatevi dei depliant che trovate sul posto ma seguite l'ordine di visita suggerito dalla Lonely Planet che è quello giusto. Ah, e possibilmente prenotate per tempo visto che a Furnace Creek i posti sono pochi e qui, a differenza di altri posti, il periodo migliore per visitare non è l'estate, così vi risparmiate l'esperienza di dormire in auto come ci è capitato (per non dover andare al primo hotel disponibile a diverse decine di km perdendoci le ore migliori per la visita). Da vedere, preferibilmente in quest'ordine partendo la mattina presto:
- Zabriskie Point: una sfilza di dune striate visibili anche solo da un viewpoint;
- Artist's Palette: una zona dove le rocce assumono diverse colorazioni;
- Dante's Peak: la montagna dalla quale vedere tutta la valle. Salita ripida che mette in difficoltà le di solito pesanti automobili americane;
- Devil's Golf Course: il "campo da golf del Diavolo", un terreno asperrimo irto di zolle salate;
- Badwater: il punto più basso del continente americano, 86 m sotto il livello del mare. Da lontano pare un lago ma è l'effetto miraggio dato dalle croste di sale. Non fate come noi e non andateci all'alba, perché il sole la illumina solo dopo alcune ore;
- Marble Canyon; niente di eccezionale, in verità;
- Dune di sabbia: non certo paragonabili a quelle della Namibia ma comunque gradevoli, anche se per raggiungere le più alte è necessaria una passeggiata che i miei compagni di viaggio hanno giudicata troppo lunga.Mi sarebbe piaciuto anche vedere le "racing rocks", i sassi che corrono, nella remota Racetrack Playa ma non c'è stato tempo.
SIERRA NEVADA
In teoria dalla Death Valley al parco delle Sequoie in linea retta non sarebbe tanto lunga, però la catena montuosa della Sierra Nevada, che fa da spina dorsale alla California percorrendone oltre 600 km, non semplifica le cose. Di fatto occorre quasi aggirarla completamente a sud, attraverso stradine strette piene di tornanti ma che almeno offrono qualche bel paesaggio, come le vedute sul lago Isabella. Poi la strada si inerpica nella cosiddetta Alta Sierra, sui 1800 msl circa, e tutt'intorno è pieno di boschi di conifere. In seguito si scende verso la pianura californiana: prima incontriamo bucolici paesaggi collinari pieni di allevamenti di vacche (più piccole delle nostre) dove, in un baretto on the road, abbiamo condiviso la sosta con una carovana di Harley Davison, poi gialli campi di cereali e infine agrumeti e frutteti. In seguito di nuovo versa la Sierra, col paesaggio che cambia e torna popolato di conifere, per raggiungere il Sequoia National Park. Sulla strada incontriamo il Lago Kaweah.
PARCO DELLE SEQUOIE (SEQUOIA AND KING'S CANYON NATIONAL PARK)
Istituito nel 1890, il Sequoia National Park è stato il secondo parco nazionale creato negli Stati Uniti dopo quello di Yellowstone. Le sequoie, benchè ne esistano degli esemplari anche in Europa e in Italia, crescono quasi esclusivamente sulla Sierra Nevada californiana. Il Sequoia NP non ha l'esclusiva, visto che molte crescono anche all'interno dello Yosemite NP. Sono gli alberi più grandi del mondo, anche se con questo termine si intende quelli che hanno i tronchi più grossi e che quindi contengono più legno, e non necessariamente i più alti in assoluto. La sequoia denominata Generale Sherman che abbiamo ammirato in questo parco è il campione del mondo in questa categoria, alto oltre 83 metri con una circonferenza alla base di oltre 31 metri (diametro 11,1m) per un volume calcolato in quasi 1500 metri cubi di legno ed un peso ipotetico di quasi 5500 tonnellate. Il Generale Sherman sorge all'interno della cosiddetta "Foresta gigante", che annovera 5 dei dieci alberi più grandi del mondo. Nel vicino King's Canyon NP, considerato un tutt'uno col Sequoia NP, il cosiddetto Generale Grant è la seconda sequoia per dimensioni. In realtà l'albero più alto in assoluto sulla Terra è un cipresso, in un altro parco californiano, che raggiunge i 115 metri ma ha il tronco più sottile, mentre il tronco più largo in assoluto appartiene ad un baobab in Sudafrica che sfiora(va) i 16 metri di diametro.Il parco è bello e trovarsi al cospetto di questi ciclopi naturali fa un certo effetto, anche se fotografarli come si deve non è per niente semplice. Nell'andarcene dal sito della visita, saliti in auto abbiamo ammirato alcuni paesaggi davvero maestosi nonché un paio di orsi.
NEW YORK
In 5 giorni le cose viste sono state tante e, per non tediare nessuno con informazioni ovvie per chiunque sia già stato a New York o comunque facilmente reperibili, darò solo dei veloci commenti. Tenete conto che le città che preferisco sono sono Parigi, Istanbul e Roma, città millenarie dove si respira l'odore della storia e quindi forse capirete alcuni miei commenti salaci verso New York che, a mio avviso, è un po' sopravvalutata in quanto città simbolo della cultura americana di cui siamo stati imbottiti fin da lattanti. Pernottamento nell'area di Wall Street, l'unico prenotato in anticipo dall'Italia di tutto il viaggio, a prezzi ovviamente sensibilmente più alti a quanto ormai ci eravamo abituati nell'Ovest.
Statua della Libertà (Liberty Island) e Ellis Island: si parte da Battery Park e, per il vostro bene, andateci presto. Le file sono lunghe ma scorrono abbastanza velocemente perché tutto è ben organizzato ma ricordate che la fila la rifarete quando:1) scendete a Liberty Island;2) risalite a Liberty Island;3) scendete a Ellis Island;4) risalite a Ellis Island;5) scendete a Battery Park.In pratica un'operazione che richiede almeno una mezz'oretta, ripetuta 6 volte (a parte la prima fila da Battery Park che invece può essere molto più lunga, dipende da quanta gente c'è quando arrivate). Regolatevi. Si può scegliere se vedere solamente Liberty Island, escludendo Ellis Island, cosa che sconsiglio. Nel viaggio di andata e ritorno avrete occasione per vedere lo skyline in maniera che difficilmente avrete in seguito: approfittatene.
Brooklyn Bridge: si presta a belle foto al tramonto, essendo illuminato e avendo alle spalle un bello skyline, con in lontananza la Statua della Libertà. Occhio a stare nella corsia dei pedoni, anche se vi verrà naturale usare tranquillamente anche quella riservata ai ciclisti, piuttosto veloci e non particolarmente amichevoli coi trasgressori.Ground Zero: ancora molto indietro coi lavori all'epoca della mia visita.
Central Park: è grande, ci vuole parecchio tempo per visitarlo tutto e, contemporaneamente, gustarselo.
Museum of Modern Art (MOMA): non è vero che sia necessaria una giornata intera per visitarlo. Alcune sezioni sono relativamente interessanti e si possono tranquillamente evitare concentrandosi su quelle imperdibili.
Wall Street: anonimi palazzoni.
Trinity Church: francamente trovo piuttosto ridicolo andare a visitare questa chiesucola come fosse chissà cosa. È piuttosto piccola e ha circa un terzo degli anni della sfigata chiesina vicina a casa dei miei.
Little Italy e Greenwich Village: m'aspettavo poco ma sono rimasto deluso ugualmente. Chiaro che a viverci si possono cogliere tante piccolezze che in una visita veloce sfuggono ma sono un turista, mica un residente. Ristoranti dozzinali e negozietti frichettoni sono le uniche cose viste in questi due quartieri.
Times Square: piena di cartelloni pubblicitari, gigantesche insegne luminose e negozi cheap, in realtà è quello che sai di lei a fartela sembrare imperdibile.
Empire State Building: adesso che è ben lungi dall'essere il grattacielo più alto del mondo, solo il ricordo di King Kong appeso lo può rendere un po' meno piatto. Per me è molto meglio il Chrysler Building, più bello ed elegante.
Madison Square Garden: ci sono stato da solo, visto che agli altri non interessa il basket, in occasione dell'esordio in Nba di Danilo Gallinari con la canotta blu-arancio dei Knicks. Ho anche stretto la mano a suo padre prima della partita. Per me un appuntamento imperdibile: se vi interessa andarci è obbligatorio prenotare i biglietti via internet per poterlo fare col massimo anticipo possibile. Io prenotai il primissimo giorno disponibile, poche ore dopo l'apertura on-line ed erano rimasti solo 14 biglietti (da 99 dollari).
Da appassionato di basket ho visitato The Cage (Greenwich Village), forse il playground più famoso del mondo, anche se, per mancanza di tempo, non sono riuscito a visitare il Rucker Park (Harlem). Come spesso mi capita, viaggiando preferibilmente nella seconda metà di ottobre, ci siamo imbattuti anche qui nella festa di Halloween: come sempre è divertente stare in mezzo alla gente in questo carnevale gotico.
Il Chrysler Building, New York