WELWITSCHIA DRIVE
Zona di paesaggi lunari, a volte fin troppo desolati. Interessante per le rare forme di vegetazione che sopravvivono in una delle zone più secche del pianeta: licheni e la prodigiosa welwitschia, una strana pianta che si ritiene viva fino a 2000 anni. Non imperdibile ma comunque rimaneva di strada per andare nel Damaraland, più interessante passare di qua che dalla B2 che attraversa Arandis. Per dare un senso maggiore alla deviazione abbiamo lungamente cercato, per piste davvero scalcagnate, lo Tsaobis Leopard Nature Park, visto che nelle mie precedenti visite in Africa non sono mai riuscito a vedere lo sfuggente leopardo. Dopo ore abbiamo trovato una fattoria e chiesto informazioni ma ci hanno detto che non esisteva più. Al ritorno ho cercato maggiori informazioni ma sul web si trova molto poco, a parziale conferma che è proprio così.
SPITZKOPPE
A 25 km circa da Usakos, sorge questo imponente sasso di granito di 1728 m che svetta nella circostante piatta pianura, per via della forma appuntita soprannonimato il Cervino d'Africa, affiancato dai più bassi ma larghi Pontok Mountains. Tutto intorno rocce di granito rosso dalle forme tondeggianti, spettacolari archi naturali, antiche pitture rupestri boscimani e vegetazione particolare. Per vedere bene tutto occorrerebbero una paio di giornate in modo da visitare anche le Pontok Mountains e le più selvaggia vallata alle sue spalle ma, utilizzando una guida locale Damara, ci siamo concentrati su un trekking attorno allo Spitzkoppe e agli archi più belli. Vale la pena di fermarsi nel campeggio, in realtà un piazzola con un numero e niente altro: non ci sono servizi ma l’ambiente nel quale si pernotta è da favola.
DAMARALAND
In questa area, bella ma sacrificabile se uno ha problemi di tempo, si possono vedere diverse cose, dislocate in un'area piuttosto ampia:
- Twyfelfontein è un sito di arte rupestre con 8.000 incisioni boscimani di risalenti in maggior parte a 6.000 anni fa che principalmente raffigurano gli animali che popolano questa terra all'epoca e ha fatto ritenere che costituissero una specie di "mappa di caccia" per i Boscimani che capitavano nella zona, sito UNESCO;
- la foresta pietrificata con tronchi anche di una trentina di metri di lunghezza sui quali si possono vedere gli anelli di crescita, probabilmente cresciuti altrove e qui portati da una fiumana circa 280 milioni di anni fa;Il Vingerklip: che tradotto significa “dito di roccia”, un monolite di 35 metri che svetta in una vallata da film western (che visiteremo tornando da Purros).
PURROS
Dalla Foresta pietrificata siamo saliti lungo la C39 e poi la C43 per oltre 200 km di pista e, poco prima di arrivare a Palmwag, dove abbiamo pernottato in un bel campeggio, abbiamo cominciato a vedere i primi animali di grosse dimensioni: giraffe e kudu maggiori.
Il giorno dopo abbiamo proseguito per Sesfontein da dove parte la pista per Purros, il luogo più remoto del nostro itinerario, per la quale è obbligatorio disporre di un mezzo a 4 ruote motrici. Si tratta di circa 100 km, dapprima molto sassosi e ripidi e poi in seguito pianeggianti ma sabbiosi. A metà strada ci siamo imbattuti in un camion che si era insabbiato. Erano già giunti i soccorsi in jeep ma non riuscivano a liberarlo, troppo pesante il suo carico. Mi hanno chiesto di fare un tentativo e mi hanno legato un cavo al nostro pick-up, purtroppo senza esito positivo, e dopo averli salutati li abbiamo dovuti lasciare lì.
Dopo quasi 4 ore, e quindi con una media sui 30 km/h circa, siamo giunti a Purros, dove abbiamo campeggiato in uno spettacolare campeggio sul fondo asciutto del fiume Hoarusib. Il campeggio più bello in cui sia mai stato in vita mia: circondato da alberi giganteschi, con i servizi in muratura nascosti nella vegetazione e i bagni con l'acqua calda (che va richiesta una mezz'oretta prima per dar modo allo staff del campeggio di accendere il fuoco che scalda l'acqua), tutt'intorno pieno di sorris-sorris, una specie di faraone selvatiche locali.
Questa è zona popolata dagli Himba, un popolo che conduce uno stile di vita fermo a secoli fa, qui in un contesto molto meno turisticizzato rispetto ad Opuwo dove di norma si reca chi vuole vederli e dove ho letto che la cosa ha perso molta spontaneità.
Condottivici dallo stesso staff del campeggio, anche loro Himba, abbiamo visitato un villaggio, pagando una quota al capo-villaggio ma essendo poi liberi di girare e fotografare a nostro piacimento (mentre di norma ad Opuwo bisogna pagare per ogni singola fotografia).
Poi abbiamo provato, sempre guidati da degli Himba, di scovare qualche rarissimo elefante di montagna: si stima che ne siano rimasti circa 35. Ma nonostante almeno un paio d'ore di inseguimento delle tracce, peraltro operazione divertentissima su e giù nel sabbioso letto del fiume, abbiamo rinunciato.
Da Purros parte una pista, solo per piloti esperti e preferibilmente con almeno un’altra jeep al seguito, che porta a nord non lontano dalle cascate sul Kunene. Conosco dei ragazzi che l’hanno percorsa, che impiegarono 2 giorni per coprire 200 km: una jeep si ruppe i freni e furono più volte sul punto di lasciarla lì e proseguire sull’altra. Incontrarono solo un’altra jeep ma anche degli Himba per i quali erano alcuni dei pochissimi bianchi mai visti. Un po’ perché non capisco niente di motori, e molto perché avevamo una jeep sola e mezzo serbatoio (nella guida non era specificato che l’ultimo distributore era a Sesfontein, a 4h di distanza) abbiamo rinunciato anche a percorrerne un breve tratto.Rientrando a Sesfontein abbiamo incrociato il camion che finalmente era stato tratto in salvo dai soccorsi. A questo punto del viaggio, la logica avrebbe voluto che andassimo direttamente al Parco Etosha che dista meno di 300 km ma i pernottamenti nel parco erano già stati prenotati (cosa estremamente consigliata) ed eravamo in anticipo di un giorno rispetto al programma che avevamo predisposto, che appunto prevede sempre un giorno "vuoto" per far fronte ad eventuali imprevisti. Abbiamo quindi proseguito sulla C40 visitando il Vingerklip (descritto nella sezione "Damaraland") e, superata Otjiwarongo dove abbiamo dormito per 45 euro in bell'albergo con piscina, e ci siamo recati al Waterberg Plateau, anticipando una visita che ci ha poi permesso di dedicare l'ultima giornata a Okonjima, che altrimenti avremmo dovuto sacrificare.
WATERBERG PLATEAU
Un altopiano lungo 50 km e largo fino ad un massimo di 16 km, ricco di animali, principalmente erbivori, che merita la visita. In pratica una specie di gabbia naturale, essendo in pratica circondato da dirupi di 200 metri su tutti i lati che solo gli animali più piccoli e agili possono discendere. Viene utilizzato come reinsediare specie a rischio di estinzione e dovrebbero esserci anche ghepardi, bufali, e rinoceronti. Il campeggio è ancora una volta strepitoso. Salgo in cima all'altopiano a piedi, in un punto dove non ci sono rischi di incontri pericolosi mentre la mia compagna, che non è in forma, si gode un pomeriggio a bordo piscina.
La mattina dopo si parte la mattina presto per il safari organizzato dal parco, l'unica possibilità di visitare l'altopiano, e saliti per la ripida pista che porta in cima, riusciamo a vedere la rara antilope roana, diverse giraffe e degli elang, le antilopi più grandi d'Africa. Nei vari appostamenti coperti nei pressi delle pozze che abbiamo visitato però non riusciamo a vedere granché, solo l'ennesima giraffa.
ETOSHA NATIONAL PARK
Etosha significa "grande luogo bianco", con riferimento al pan, la grande depressione salina di che occupa quasi un quarto del parco, situato nella zona centrale. Piuttosto piatto, con poca vegetazione più che altro concentrata nella zona nei dintorni di Halali, quando venne creato, nel 1907 mentre la Namibia era ancora colonia tedesca, era, con i suoi oltre 100.000 km², il parco più grande del mondo. Negli anni '60 è cominciato il ridimensionamento e ora occupa meno di un quarto delle dimensioni originarie. La parte orientale del parco è riservata ai clienti dei lodges di quella zona, mentre le piste nel resto del parco possono essere percorse liberamente da chiunque, anche non dotato di un mezzo 4x4. All'interno del parco vi sono 86 pozze, alcune artificialmente alimentate tutto l'anno. Molto utile la guida che si trova nei negozietti interni al parco: di ogni pozza fornisce ubicazione e la percentuale di possibilità di vedere i vari tipi di animali a seconda della stagionalità. Bisogna rientrare obbligatoriamente nel camp (oppure uscire dal parco), pena salate multe, prima del tramonto. Peccato perché è proprio il momento in cui la luce è migliore e gli animali cominciano ad uscire dopo la calura delle ore centrali del giorno: difatti l'avvistamento più agognato l'abbiamo fatto appena in tempo utile, quando ormai stavamo per rinunciare all'appostamento per rientrare a Namutoni.
Alla pari di Sossusvlei, è uno dei luoghi imperdibili che qualsiasi itinerario in Namibia dovrebbe comprendere. Animali a bizzeffe: giraffe, elefanti, kudu, gnu, iene, antilopi, struzzi, zebre, rinoceronti, sciacalli, e, solo all’ultimo giorno - quando ormai cominciavamo a disperare - dei leoni. Ci sono anche leopardi e ghepardi ma non ne abbiamo visti. 3 giorni e 3 notti, ognuna in uno dei 3 siti diversi all’interno del parco dove è possibile pernottare, tutti gestiti dal NWR: Okaukuejo, Halali e Namutoni.
Ogni sito ha la propria pozza artificiale illuminata per tutta la notte dove sono possibili ulteriori avvistamenti, specie degli aminali poco visibili di giorno come i rinoceronti, piscina, negozi con generi di prima necessità, distributore di benzina, albergo/bungalow e site camp. Okaukejo: la migliore pozza notturna, frequentata da elefanti, giraffe, gazzelle e zebre. Di notte avvistati anche dei rinoceronti che si sono quasi azzuffati con un elefante un po' nervoso. Halali: il sito è dislocato in area più verde delle altre e quindi gli avvistamenti sono meno facili. Bella la pozza visibile dall'alto. Dovrebbe essere quella dove è più facile avvistare i leopardi ma non se ne sono visti. Numerosi buceri. Namutoni: sito a costruito su un vecchio forte tedesco, di cui conserva lo stile. La pozza meno interessante fra quelle visitabili di notte dal sito però da è possibile il safari notturni, con mezzi e guide del parco, dotati di lampada particolare per la visione notturna che ci hanno permesso di vedere rinoceronti, iene e una difficilmente avvistabile genetta. È stato azzeccato mettere il parco alla fine del viaggio invece che all’inizio: averlo visto come prima cosa avrebbe tolto sapore ad ogni successivo avvistamento di animali.
OKONJIMA
Avendo guadagnato un giorno sull’itinerario previsto, l’ultimo l’abbiamo dedicato a Okonjima, un ranch dove un’organizzazione locale si dedica al recupero dei grandi felini. I safari sono organizzati da loro all’interno di una piccola riserva dove leopardi e ghepardi vivono in libertà: costosetto e spesso pieno (abbiamo telefonato 3 volte prima di trovare un posto) è stato uno dei posti più belli del viaggio. Sia in Tanzania che al parco Etosha non ero mai riuscito a vedere un leopardo: qui sono dotati di collare e quindi presto o tardi vengono individuati. Bellissimo assistere al leopardo che pasteggia col kudu catturato da poco oppure restare in silenzio ad ammirarlo mentre sposta un giovane gnu da un ramo all’altro. La mattina seguente, nonostante il volo parta alle 16:00 da Windhoek che dista 220 e ci sia il mezzo da riconsegnare, ci sarebbe il tempo per vedere i leoni da una terrazza rialzata ma però non si presentano all'appello. Allora andiamo alla ricerca, sempre con la jeep del campo, dei ghepardi che, cresciuti in cattività, ormai non possono più imparare a cacciare da soli, in un territorio peraltro abbastanza pieno di vegetazione che li impedirebbe nelle loro corse. Chiudiamo così, in bellezza.
ESCLUSIONI
In un periodo standard di 2/3 settimane è impossibile vedere tutto e quindi bisogna fare delle scelte in base alle proprie priorità. Il “giro classico breve” di norma prevede un anello centrale che, partendo dalla capitale Windhoek, tocca Sossusvlei, Swakopmund, il Damaraland e la zona dei Parchi. Il “giro classico lungo” aggiunge al breve l’estremo sud (Fish River Canyon, Luderitz e Kelmanskop) oppure l’estremo nord (Kaokoland e cascate sul Kunene – in alternativa l’area del Caprivi). Alcuni aggiungono un’escursione alle cascate Vittoria: sono a pochi km dal confine col Caprivi ma quasi nessuno, per motivi logistici, ci arriva via terra. Non è possibile atterrare, vedere le cascate e ripartire: i voli sono volutamente congegnati in modo che almeno una notte vada trascorsa in un albergo sul posto, cosa che incide sul costo complessivo.
Altre località di interesse escluse dal nostro itinerario:
- Cascate sul fiume Kunene: belle, ma a mio parere non al punto da fare una deviazione così lunga. La zona circostante (Kaokoland settentrionale) è una delle zone più remote di tutto il continente africano: se siete appassionati di off-road e di luoghi assolutamente incontaminati è il posto che fa per voi.
- Caprivi: è la stretta lingua di terra che si inoltra nel continente e l’unica zona del paese con foresta pluviale. Ha parchi pieni di animali e, per il tipo di vegetazione e di fauna assomiglia più al Botswana ma la distanza dalle altre località e i disordini (non del tutto sopiti) legati a tentativi di separatismo dei Capriviani complicano le cose.
- Skeleton Coast: grazie alla sua fama sinistra gode di un'immeritata notorietà. Innanzitutto è proibito andarci se non passando per alcuni passaggi obbligati, il paesaggio è deprimente (ininterrotte sabbie grigie) e i famosi relitti delle navi naufragate sono difficili da raggiungere, quando non già completamente seppelliti dalla sabbia. Da evitare.
Non lontano da Swakopmund, molti vanno a visitare la colonia di leoni marini di Cape Cross. A parte il fetore che si sente da decine di km prima, quando ci siamo stati noi era aperto il “periodo del controllo numerico” durante il quale vengono macellate, direttamente sulla spiaggia, non so quanti capi al giorno (ufficialmente perché mangiano il pesce che i pescatori della costa vorrebbero per sé). Abbiamo evitato.
L’unica cosa che ci interessava parecchio e che non abbiamo avuto modo di includere nell’itinerario per motivi di tempo era la parte tra la capitale e il Botswana, area quasi completamente priva di turismo e abitata dalle ultime comunità Boscimani (San in lingua locale). Popolazione interessantissima e tra le più studiate al mondo perché ritenuti gli ultimi cacciatori/raccoglitori, vivono in una delle zone più remote e povere del paese. La presenza di pochissime piste costringe a continui spostamenti in off-road, con tutte le complicazioni (completa autosufficienza ed estrema lentezza nel coprire le distanze) che ciò comporta.