< pagina precedente
I. IL DIAVOLO CI METTE LA ZAMPA
All’aeroporto di Bologna, al momento in ampliamento e ristrutturazione, il check-in elettronico adesso è obbligatorio, al punto che chi si mette in fila col biglietto viene invitato a servirsi delle macchine e andare al check-in solo per il bagaglio. Poi però è semplicemente impossibile ottenere tutte le carte d’imbarco, perché la compagnia peruviana Taca, che effettua l’ultimo dei miei voli (quello Caracas-Lima), pare non essere riconosciuta dalla macchina (e c’è un’addetta ad aiutare me e tutti gli altri viaggiatori, molti in difficoltà: non è che sono io impedito a non riuscirci). Quindi mi presento al check-in dove mi mandano il bagaglio direttamente a destinazione (Lima) e una volta a Caracas dovrò chiedere la carta d’imbarco al gate dal quale parte il mio volo. Evviva la semplificazione. A Caracas devo pertanto passare i controlli di sicurezza senza carta d’imbarco, cosa che mi costringe a spiegare in uno spagnolo ancora arrugginito la situazione. L’addetta si dimostra comprensiva e nello spiegarmi passo sotto la porta che controlla i metalli, che supero senza che nulla suoni. La corpulenta signora però mi chiede di tornare indietro, mettere la felpa che indossavo sul nastro e ripassare sotto la porta. Mi sfugge perché dovrei farla passare ai raggi X se prima non ha suonato… Nell’attesa, nel non scintillante aeroporto di Caracas, posso per la prima volta lustrarmi gli occhi con le venezuelane, la cui bellezza è proverbiale vista la quantità di titoli di Miss Universo conquistate dalle figliole di questo paese ma, a parte una ragazza molto bella e molto curata, tutte le altre paiono non meritare tale fama.
Purtroppo la sorpresa peggiore ce l’ho all’aeroporto di Iquitos, più precisamente al nastro di ritiro dei bagagli messi in stiva: il mio zaino manca.
“È rimasto a Parigi” dice l’addetto.
“E quando arriva?” chiedo io.
“Fra due giorni” dice l’addetto, noncurante.
“Troppo tardi. Domani volo a Iquitos e il giorno seguente proseguo per Colonia Angamos con un volo militare, e dubito che potrà essermi consegnato il bagaglio là. Se non mi viene consegnato domani, non potrò entrarne in possesso per almeno una settimana. E dentro ho cose irrinunciabili: abiti, repellente per le zanzare, pastiglie contro la malaria…” dico cercando di trasmettere più urgenza possibile.
“Dipende da Air France. Il loro primo volo è martedì, ma potrebbero consegnarlo ad un’altra compagnia area che vola prima. Cercherò di fare il possibile”. Auguri.
Sono le 22:00 passate e il volo per Iquitos parte domattina alle 6:20: uscire dall’aeroporto, pagare un taxi, cercare un albergo per poi ripresentarsi di nuovo qua all’alba mi pare uno sforzo (e una spesa) evitabile e mi attengo all’idea iniziale di passare la notte nella struttura. L’aeroporto di Lima vince il titolo di miglior aeroporto del Sud America ininterrottamente da 4 anni, ma questo non significa che passarvi la notte sia cosa di tutto riposo. Secondo la Bibbia sull’argomento (www.sleepinginairpots.net, avrete sentito questa frase mille volte ma stavolta devo dirla anch’io: su internet c’è veramente tutto!) il posto migliore dove schiacciare un pisolino è il secondo piano, nella hall dove ci sono i tavoli e sedie di metallo nelle quali convergono i clienti dei fast food lì attorno. A parte la relativa comodità e il continuo via vai di gente, verso le 2:00 di mattina i tavoli vengono puliti e accantonati, con gli addetti che fanno sloggiare eventuali turisti appisolati. Premesso che di norma le aree con le sedute più comode sono sempre quelle oltre il controllo di sicurezza, e quindi accessibili solo dopo aver ottenuto il boarding pass, a mio parere il posto migliore è un altro: le poltroncine di fronte ai desk del check-in. Anche qui passano per le pulizie ma le poltroncine le spostano soltanto e quindi vi sveglieranno ma potrete risistemarvici sopra un minuto dopo. Inoltre c’è meno confusione, specie nel cuore della notte, e le sedute sono decisamente più comode. L’unico problema è che l’accesso a quest’area è sorvegliato da addetti che vogliono vedere il biglietto oppure i bagagli di cui vi prestate a fare il check-in. Basta fingersi turisti poco abili con lo spagnolo e bisognosi di parlare con una compagnia aerea oppure attendere gli orari più tranquilli, nel cuore della notte, in cui anche a loro scappa l’occhio.