FOTORACCONTO GHANA APRILE 2023
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'O famo Pakist(r)ano #1
Tanto per cominciare, essere giunto qua in orario nonostante questa situazione iniziale a Bologna, è stato un successo!
Tanto per cominciare, essere giunto in orario nonosate qusta sizuarione inziiale a Bologna, è stato un successo!
A Lhore, capitale culturale, ho visitato la Grande Moschea
Il Forte con la sua enorme scalianata cocnepita per esser salita anche dagli elefanti dell'imperatore Moghul
Gli stetti vicole della città vecchia
I Giardini di Shalimar
Ma poi c'è l'evento più atteso e file di persone si recano nel luogo prescelto
Chi sono i Pakistan Rangers, una squadra di cricket?
Gli spalti, con conterranno delle migliaia di spettatori, si stanno riempiendo...
i Capi ultrà aizzano i tifosi, la tensione sale...
I leadere delle tifoserie organizzate si sfidano a chi canta più a lungo senza rifiatare...
È la (lunga) cerimonia dell'ammainamento serale della bandiera al confine di Wagha, tra India e Pakistan
Una surreale per quanto innocua "danza di guerra" tra due paesi che un conflitto in corso ce l'hanno davvero. Passi marziali esagerati, gesti di sfida da bullo di periferia, ci sono migliiaia di convenuti nonostante sia un afosissimo lunedì estivo (38°) eppure l'atmosfera è quasi da festa di paese. Non avrei mai pensato di divertirmi di gusto in mezzo a migliaia di persone che urlano all'unisono "Allah akhbar"!
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'O famo Pakist(r)ano #2
Sveglia all'alba per assistere all'allenamento mattutino dei lottatori di kutchi, la lotta tradizionale che si svolge su un campo di terra appena arato e poi appiattito (in India mettono anche latte e ocra, per rendere la superficie più morbida)
Il maestro da l'esempio trascinando un pesante blocco di legno per appiattire il campo
Esercizi di riscaldamento: flessioni...
... e corda
Per le foto della lotta, vi toccherà aspettare che riporti a casa la pellaccia...
Poi trasferimento a Peshawar in pullman fighissimo: aria condizionata, sedili reclinabili con ben 3 diversi tipi di massaggio (anche se mi parevano tutti uguali), perfino uno steward che ha distribuito panino e dolcetto. A noi della business class ha offerto Coca-cola e Sprite, in economy aranciata e acqua, quando si dice il potere dei soldi... Tocco di classe finale, una spruzzata di deodorante per ambiente. Speso 12€ circa per 6 ore di viaggio, da un lato all'altro del paese.
Peshawar è una chicca, e non solo perché nel mio immaginario è sempre stata la città per eccellenza dei contrabbandieri e dei traffici loschi. Qui si parla in pashtun, gli uomini portano in testa il pakhol e le poche donne che si vedono in giro metà portano il burqa (qui generalmente beige, non azzurro o verde come nel vicino Afghanistan, che dista circa 20 km)
Un sarto confeziona un pakhol
Strada del centro con moto e altri mezzi parcheggiati in mezzo alla strada, per lasciare spazio ai pedoni. Praticamente tutto il centro, saltuariamente costellato da magnifici edifici in legno intagliato spesso fatiscenti, è un enorme bazar
Gelataio di strada
Mangiato uno simile, al quale aggiungono il sale, buono ma se mi viene la diarrea credo di sapere perché
Il pesce non l'ho assaggiato ma ho ammirato lo scacciamosche artigianale
Una via del centro storico, accessibile tramite 16 porte
Rientro in tuk tuk, più che altro per pigliare un po' d'aria, non sarà come Lahore ma è un bel caldo pure qua (37°), fra un paio di giorni salirò di altitudine e dovrei trovare un clima più potabile
Ieri avevo incontrato due coppie slovacche al confine di Wagha, oggi nessun occidentale, sarà per questo che ricevo in media una decina di richieste di selfie al giorno da perfetti sconosciuti al giorno (oggi uno mi ha pure filmato mentre pronunciavo una frase richiesta, che mi ha detto essere "Viva Lahore" ma potrebbe essere stato qualsiasi altra cosa)
Scrivo mentre sto aspettando la cena: mi hanno detto che oggi è un giorno in cui non si dovrebbe mangiare carne ma solo pollo (che non pensavo fosse una verdura) ma il "ristorante" di strada che ho scelto ha solo montone. Pazienza, anche perché mi ha detto che per cucinare il mio piatto ci vogliono 45 minuti...
P.S.: vedo che whatsapp se ne frega dell'ordine in cui mando i messaggi e tende a mandare prima quelli senza foto o video...
Mentre scrivo è scattato un black-out in tutta la strada, e dire che avevo scelto il ristorante soprattutto per stare sotto il ventilatore...
Dimenticavo: dopo feroce trattativa, comprato un vecchio cappello a punta del Kashmir, per la mia collezione
Io ho preso solo gelato ma tutti gli altri lo mangiavano mescolato con delle noodles
Efficiente l'usanza di cucinare piatto e ordinazione insieme: così sei sicuro che il cuoco non si sbaglia!
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'O famo Pakist(r)ano #3
Se nelle lunghe tratte ormai i bus moderni hanno soppiantato quelli tradizionali, nelle campagne sono ancora popolari i vecchi coloratissimi bus, ma anche altrettanto variopinti camion. In seguito ho visitato i "cantieri" dove sono raccolti questi artigiani per i quali proprietari sono disposti a spendere qualche migliaio di euro. Lascio le parole alle immagini.
Di tutt'altro genere ma non meno interessante la visita successiva, presso una fabbrica di armi nella periferia di Peshawar. La vera capitale di questa industria è la città di Darra Ahmad Kell - punto di approvvigionamento di armi a partire da quando i Russi invasero l'Afghanistan - dove vi sono circa 200 di queste "fabbrichette" che si vantano di essere in grado di riprodurre qualsiasi arma ma agli occidentali non è consentito l'accesso. Qui pare si concentrino sulle repliche delle pistole Beretta
Col caldo che fa, una spremuta di canna da zucchero è proprio quello che ci vuole!
Il disordine dopo che il negoziante di tappeti e stoffe antiche mi ha mostrato i suoi "gioielli". Ebbene sì, anche stavolta ho comprato...
Una bella "haveli" (abitazione di architettura moghul con cortile i terno) ancora parzialmente abitata
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'O famo Pakist(r)ano #4
Visto l'improvviso e violento aquazone che imperversa adesso (almeno rinfrescherà l'aria) e considerato che stasera prenderò un bus notturno e quindi non avrò una connessione da sfruttare, mi porto avanti coi lavori
Stamattina ho girovagato a caso e, come spesso succede in questi casi, mi sono imbattuto in cose interessanti ma che raramente ai turisti vengono mostrate (non per cattiveria, ma più probabilmente perché ritenute non degne di nota). Questo è il bazar delle parti di ricambio, per me uno dei più paeticolari di Peshawar
Poi sono andato al meraviglioso Peshawar Museum che contiene le migliori collezioni al mondo di arte Gandhara (civilizzazione tra il V sec. aC e il VII dC con chiare influenze ellenistiche - qui nel 300 aC passò Alessandro Magno) e di arte Kalash, una minoranza etnica animista che visiterò nei prossimi giorni
Ha quasi smesso di piovere ma le strade sono allagate
Bus notturno per Chitral, partenza alle 21:00, arrivo previsto verso le 6. Vorrei provare a dormire ma prima il bimbo dietro di me ascolta ininterrottamente "Nella vecchia fattoria" in pakistano, quando finalmente smette quello al mio fianco telefono per circa 40' filati. Quando anche lui la ci da un taglio, mi addormento ma alle 23:20 circa mi svegliano perché c'è un controllo documenti (di tutti) e la mia fotocopia del passaporto e del visto non basta, devo scendere (solo io) per andare dai poliziotti, i quali vogliono sapere quanti giorni resterò a Chitral, perché devono scriverlo a biro su un registro, che mi fanno firmare. Chiedo quanti altri controlli del genere ci saranno, l'aiutante dell'autista dice uno, perché è un periodo calmo. Finita? Macché, alle 23:40 sosta di 0:35 per la cena (?)...
Il resto del viaggio è stato più tranquillo, non mi hanno nemmeno svegliato per il secondo controllo (fingevo di dormire)...
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'O famo Pakist(r)ano #5/6/7
Tranquilli, non mi hanno rapito i talebani, è solo che qua nella valle di Bamburet la mia guest house non ha nemmeno l'acqua calda (mi preparano un bollitore di acqua ustionante tutte le sere e poi me la tiro addosso, dopo averla opportunamente raffreddata), la carta igienica quando ho fatto presente che avrebbe potuto tornarmi utile sono andati a comprarla, figuriamoci se hanno il wifi...
Prima giornata tra i Kalash, un popolo animista di origine incerta, uno dei pochissimi in un vasto territorio completamente islamizzato. Studiati a lungo dagli antropologi occidentali perché la carnagione e gli occhi chiari ne faceva sospettare una discendenza o un contatto con gli Europei (a lungo si è ipotizzato che una legione di Alessandro Magno avesse deciso di stabilirsi qui nel 200/300 aC), recenti studi genetici hanno escluso questa possibilità. Mentre gli uomini non distinguono dagli altri Pakistani, le donne indossano tuttora i coloratissimi abiti tradizionali, sormontati dal caratteristico copricapo cilindrico e lunga coda di perline.
Seconda giornata tra i Kalash, visitando dapprima il villaggio di Krakal (il più grande della vallata) e poi quello di Shekhanandeh (attraversato dal fiume nel video) abitato dai Katè, una minoranza che abita i due villaggi in fondo alla valle ma di cui nessuno sembra interessarsi, anche perché si sono convertiti all'Islam, le donne si girano di spalle appena vedono una macchina fitografica e non sono fisicame te distinguibili da qualsiasi altro montanaro pakistano. E dire che avevano molto in comune coi Kalash, nonostante lingua e culture diverse, e in certi campi erano anche più avanzati: ad es. nella scultura, infatti gli stessi Kalash ammettono che le grandiose sculture presso il Museo di Peshawar erano state realizzate dai Katè, su commissione
Dopo aver percorso a piedi tutta la valle con in spalla il non leggero zaino fotografico e sentendo in lontananza minacciosi tuoni, opto per un inconsueto tardo pomeriggio di assoluto polleggio, con l'immancabile milky tea ad addolcire una già di per sé godibile lettura. Evidentemente, la spiccata bravura dei Kalash nell'antica arte del "dolce far niente" dev'essere più contagiosa dell'ultima variante del covid...
I tuoni si sono rivelati premonitori, tempo un paio d'ore e si è scatenato un violento acquazzone. Poco male, pensavo, dalla veranda della mia guest house. Invece l'acquazzone ha dato origine a uno straripamento del fiume, provocando danni ad alcune motocicette e qualche casa e negozio, vantaggio che ignoravo quando tiravo accidenti mentre mi facevo la collina in salita con lo zaino in spalla. Alcuni ospiti sono andati a vedere che ne era delle loro auto, per me la cosa ha comportato solo un ritardo per la cena, visto anche il black in tutto il villaggio. Il tempo è comunque passato, grazie a 3 Beluchistani in viaggio tra amici e giunti apposta nella mia guest house per bere il vino preparato dalla padrona di casa. Si sono fatto fuori una bottiglia da 1,5 litri, opera alla quale sono stato chiamato a dare il mio contributo. E poi dicono che i musulnani non bevono alcool...
La terza giornata tra i Kalash inizia con delle minuscole per quanto deliziose albicocche, di dimensioni simili a quelle delle ciliegie più grosse. Quelli scuri sono i semi che, una volta rotti, hanno una piccola anima che i Kalash dicono che vada mangiata dopo l'albicocca, pena un attacco di diarrea...
L'alluvione di ieri sera ha lasciato segni tangibili sulla strada che unisce i vari villaggi della Valle di Bamburet
Dopo aver visitato il bel museo del villaggio di Batrick, viste anche le condizioni della strada, ci andiamo in auto. Prima però occorre fare rifornimento presso la stazione di servizio di cui segue fotografia
Il villaggio di Daras Guru è forse quello più bello da un punto di vista architettonico, con le case tradizionali addossate le une alle altre sulle pendici di una collina, anche se è il villaggio più misto della valle, dove molte famiglie musulnane convivono pacificamente con i Kalash
Dopo la visita al villaggio andiamo a visitare un luogo sacro divevengono effettuati sacrifici, l'unico problema è che i sentieri sono fangosi e molto scivolosi, così optiamo per seguire la fitta e laboriosa serie di canali di irrigazione
Ultima serata tra i Kalash, domani sveglia all'alba per uno spostamento in solitaria su due bus (sperando di non sbagliare a prenderli) per arrivare a Mingora, nella Swat Valley, in un albergo in cui mi aspetta la prossima guida ma di cui non mi hanno ancora detto il nome... Lascio questo piccolo paradiso di colori e tolleranza incastonato in una gigantesca torta sbrisolona, almeno così a me pare questo territorio regolarmente martoriato da terremoti, frane e alluvioni
Uno ci prova anche a perdere qualche kg ma è una gara dura contro la "arzdora" di casa che prepara cene fino a 7 portate con delizie quale pane alle noci fatto da lei, formaggio fresco di latte di capra e ogni sera qualche intingolo diverso nel quale affondare l'immancabile pane locale, simile al chapati...
E tutte le sere, qualcuno mi invita a bere il vino rosso prodotto dall'arzdora, per lo più mentre quel qualcuno fuma marijuana locale, che evidentemente viene prodotta nei paraggi mentre quella selvatica (senza le proprietà di quella coltivata) cresce spontanea un po' dappertutto
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O' famo Pakist(r)ano #8
Oggi giornata di trasferimento dalla zona dei Kalash a Mingora, nella Swat Valley (non c'entrano gli agenti speciali dei telefilm che si calavano dalle finestre con le corde). Non era iniziata benissimo la giornata. Parto dal villaggio di Brun su un Rav4 e penso che finalmente salgo su un 4x4 adatto alle disastrate strade locali. Manco a farlo apposta, durante un guado non impegnativo (10/15 cm d'acqua) il motore si spegne e non ne vuol sapere di riaccendersi. Dopo svariati tentativi senza successo, l'autista si è incamminato a piedi fino a quando ha trovato un camioncino che ci ha tirati fuori dall'acqua con una corda. Poi, spingendo (in salita, su uno sterrato sassoso) l"auto è ripartita. Gli altri spostamenti non sono avvenuti via bus ma con taxi collettivi. Nel primo mi hanno lasciato il posto del passeggero, l'unico che parlava inglese mi indicava i siti turistici e altre informazioni, addirittura in una breve pausa uno mi ha comprato una bottiglietta d'acqua e non ha voluto essere pagato. In pratica mi hanno trattato come una donna incinta (lo so, devo dimagrire). Nel secondo trasferimento meno convenevoli e sosta alla moschea per pregare mentre io sono restato im auto ad aspettare...
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O' famo Pakist(r)ano #9
Oggi bella sorpresa a Mingora, mentre ci spostavamo ho intravisto un canestro e ho fatto tornare indietro l'auto per raccogliere l'ennesima testimonianza sulla diffusione del gioco più bello del mondo
Tra le altre cose, visita a Islamapur, villaggio noto per la produzione di pregiati scialli di lana
Così viene preparato il pane, immancabile base di ogni pasto, se non altro perché - non usando posate - viene utilizzato per raccogliere il cibo e portarlo alla bocca
Ma la cosa più interessante della giornata, forse anche perché inaspettata, è stata la visita a un villaggio pressoché sconosciuto dei dintorni, dove vi sono ancora le macerie delle case bombardate dal governo pakistano tra il 2008 e il 2010 quando cercarono (riuscendoci) di scacciare i Talebani che avevano preso il controllo della zona. Qui turisti credo non ne abbiano mai visti, infatti mi hanno invitato in casa e offerto frutta e bibite, con mezzo villaggio convenuto per vedere lo strano ospite. La cosa strana é che hanno parlato tra di loro e con la mia guida per mezz'ora ma nessuno mi ha rivolto la parola né mi ha chiesto qualcosa, nemmeno da che paese provenissi. Credo sia la prima volta che mi capita in dozzine di volte che qualcuno mi ha accolto in casa sua
Questa è una veduta dall'alto dello Swat Mall dello "Strip" di Mingora, di cui - oltre al traffico - forse riuscite a intravvedere anche un luna park. Eppure a volte il Pakistan mi sembra l'Africa: sono in un albergo apparentemente di buon livello, la colazione è compresa ma non c'è una sala ristorante, gli devi dire cosa vuoi e te la portano in una delle piccole hall del tuo piano. Se non si dimenticano, come hanno fatto stamattina, in cui ho finito di fare colazione alle 9:45 dopo averla ordinata alle 8:00. Capita. Poi torni il pomeriggio, chiedi la chiave alla reception ma non la trovano, anche se dicono che "tanto è aperta". Andiamo bene. Salgo ma la porta non si apre, torno alla reception, sale con me quello che sembra il più sveglio e, quasi a spallate, apre. Fa per andarsene soddisfatto ma gli faccio notare che le cerniere dei cardini sono lente e vanno strette un po' di viti, oltre a sostituire quelle evidentemente mancanti da tempo. Alla fine la porta viene sistemata, almeno per me che sono...
... alla mia ultima notte qui. Faccio la doccia, è fredda, porco giuda. Lo faccio presente alla reception, anche se non credo serva a molto, ed esco per andare a cena con la guida. Non so se è per gentilezza o per timore di una velenosa recensione (che non faccio mai), ma quello più sveglio si offre di portarci al ristorante con l'auto di rappresentanza dell'albergo, un gigantesco suv Toyota TZ, con schermi per i passeggeri posteriori sui poggiatesta, come nei voli della Emirates. È questo che non capisco, hai un macchinone che costerà più di 50.000 dollari ma l'albergo viene gestito con un decimo della professionalità di un qualsiasi piadinaro romagnolo.
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"O famo Pakist(r)ano #10
Paesaggio della Swat Valley
Burqa
I Pakistani si godono così l'estate della Swat Valley: si va al fiume, ci si fa una grigliata di trota e si prende il fresco su lettini direttamente in acqua
Ospitato da una famiglia locale, spunta il capofamiglia, col fucile in spalla pronto per andare a caccia. Dopo un po' di convenevoli su cosa si caccia da quelle parti, mi chiede se voglio sparare. Figurati, ho sparato solo durante il servizio militare, meglio non andare a cercare rogne. Raccoglie la sfida il figlio, tira e fa cilecca. Tocca al padre, si allontana e abbatte la pietra individuata come bersaglio. Prova la guida, anche lui cicca. Poi mi porgono l'arma, in realtà è un fucile ad aria compressa che spara mini-proiettili di piombo capaci giusto di abbatterw un'anatra. Accetto la sfida. Prendo la mira cercando di assumere la stessa posa che teneva il padre, premo il grilletto ma è troppo duro e non riesco a sparare. C'era la sicura. La tolgono, riprendo la mira, mi sembra di non tenere il fucile abbastanza fermo ma... BANG! Parte il colpo...e abbatto anch'io la pietra! Applausi per me. Poi bullizzerò guida e amico dicendo cose tipo "questi giovani non sono capaci di far niente, mica come noi vecchi!"
Terzo albergo di fila in cui, oltre all'acqua calda, non c'è la carta igienica. Ok, prendo atto che è un optional.
Il receptionista di stasera mi ha detto che sembro un Pakistano. Ed è già il secondo. Ok, Panico!
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'O famo Pakist(r)ano #11
In mattinata abbiamo visitato un villaggio solo perché c'era un bel ponte sul fiume Swat da attraversare. Niente di particolare, a parte le solite case sgarrupate e dei bambini che giocavano a cricket (con la pallina che, in un villaggio costruito su una riva del fiume, è da andare a recuperare qualche piano di sotto almeno ogni 5 minuti). Prima di andarcene accettiamo uno dei tanti inviti a bere un tè e veniamo accolti in una metaviglia di casa, tenuta con vero amore dalla moglie, infinitamente più pulita e curata di qualsiasi albergo o ristorante visto in Pakistan
Questo il sobrio bicchiere (di plastica, non vetro) usato nella cerimonia nuziale, uno dei tanti ninnoli pieni di lustrini per cui la padrona di casa nutre una vera passione
Riesco poi a farmi invitare ad un matrimonio, di cui divento immancabilmente l'ospite più prestigioso, il che significa che fevo stringere la mano e intonare un "Aleykoum salam" a praticamente tutti gli invitati di sesso maschile, in primis agli anziani, C'è chi dice che saranno 500/600 invitati, io direi la metà. In realtà, un matrimonio musulmano non è granché divertente, visto che uomini e donne stanno in aree distinte della casa ein pratica non si fa molto di più che mangiare. Per fortuna a vivacizzare un po' l'atmosfeta c'è anche qua l'usanza di fare degli scherzi allo sposo. I suoi amici più intimi dapprima lo allontanano dalla casa e poi, una volta sulla strada, gli versano addosso dei coloranti per stoffe comprati per l'occasione. Lo sposo cerca di ribellarsi e di rendere pane per focaccia, inseguendo gli autori dello scherzo in mezzo ai campi di pesche. Alla fine tutti al fiume a lavarsi.
In seguito, visita al villaggio natìo della mia guida (ed ennesimo giro di tè, biscotti e altra roba da smangiucchiare che tanto ormai, a forza di inviti, si salta il pranzo) e per concludere la giornata un po' di "burqa hunting", operazione sempre piuttosto complicata ma che non posso tralasciare
'O famo Pakist(r)ano #12
Visita alla rinomata Kalam, una specie di Cortina d'Ampezzo del Pakistan, piuttosto deludente perché pullula di alberghi di cemento e ristoranti in ogni dove. Per fortuna basta allontanarsi un po' (abbastanza un po') per ritrovare il Pakistan vero, quello rurale. Il primo villaggio che visitiamo è quello di Boyun, abitato dai Kohistani, una minorsnza etnica che da qualche decennio si è convertita all'Islam, di fatto ormai indistinguibile dagli altri Pakistani. Niente di che ma gente ospitale che ci offre l'immancabile tè
Il muezzin chiama alla preghiera con artistici gorgheggi
Resti di un antico forte realizzato con la tecnica costruttiva che alterna travi di legno e pietre, per motivi antisismici
Nel secondo villaggio Kohistano, che conserva ancora un paio di antiche tombe in legno di quando erano animisti, l'ospitalità raggiunge l'apice: dapprima ci vengono offerte delle albicocche letteralmente raccolte dall'albero, poi un intero pranzo, che peraltro potrei definire anche il più gustoso del viaggio
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'O famo Pakist(r)ano #13
Ultimo dispaccio giornaliero per una giornata di trasferimento dalla Swat Valley alla capitale Islamabad, che nonostante gli oltre 4 milioni di abitanti è la nona città più popolosa del paese. Concepita negli anni '60, diventata capitale nel 1966 è molto moderna e vivibile. Ospita la moschea di Shah Faisal (dal nome del re arabo che l'ha finanziata e fatta costruire nel 1986) che è la sesta più grande del mondo, in grado di accogliere 300.000 fedeli
Sono in aeroporto in attesa dell'imbarco e, sperando di non avervi annoiato troppo, vi saluto con un tipico concerto cittadino pakistano